22.7.10

13/04/10 mart: Tokyo Tower.

E’ ufficialmente l’ultimo giorno, e ancora tra pioggia e altri impegni non siamo andati alla Tokyo Tower. Oggi c’è pure il sole, non c’è miglior giorno di questo per fare l’ultimissimo tentativo di vedere la maledetta montagna.. prima però salto doveroso alla posta (che apre alle 10 del mattino) per spedire le cartoline. Trovare un ufficio postale è quasi impossibile data la nostra ignoranza su come potrebbe essere il simbolo delle poste giapponese. Fortunatamente un salarimen, prima prova a spiegarcelo, poi vedendo i nostri sguardi completamente sperduti e bisognosi d’aiuto decide di sua spontanea volontà di accompagnarci fino alla soglia. Mentre ci lasciamo guidare passiamo davanti ad un Pachinko, ancora chiuso, ma assurdamente i jappi già fanno la fila fuori per entrare, fila gestita da un buttafuori.Arriviamo alle poste, faccio la fila, il sistema è ultra veloce e in meno di due minuti sono davanti ad una cassiera, chiedo quanto costa inviare le cartoline in Italia e lei prendendo la calcolatrice mi fa vedere la cifra, decido di spedirle tutte, per il semplice fatto che inviare una cartolina dal Giappone per l’Italia viene quanto la posta ordinaria italiana, anzi un po’ meno. Non so se ammirare il loro efficientissimo e veloce servizio e provare vergogna per il nostro, o semplicemente vergognarmi dei prezzi esagerati per un disservizio che abbiamo (l’ultima che è successa a mia zia è che son riusciti a perderle una raccomandata.. UNA RACCOMANDATA! Se neanche quella è più posta sicura, che faccio, inizio a portare le cose a mano???). Comunque l’operazione cartoline è conclusa, non ci resta altro che andare alla Tokyo Tower.
Alberto ha un piano, che approvo ed è richiesta la mia collaborazione per attuarlo, l’attacco alla Tokyo Tower da parte di Godzilla. Il mostro ce l’abbiamo, l’ho preso io la prima sera in un mercatino dell’usato, la Tokyo Tower c’è, basta solamente ricercare l’angolazione giusta per fare le foto dell’attacco. Nel mentre che svolgiamo questa delicata operazione riusciamo a distrarre (!) e far ridere un cantiere di operai che stava sistemando una strada, veniamo fermati da vecchini compiaciuti di vedere degli occidentali ammirare Godzilla (e che gentilmente ci scattano una foto, in cambio però di aver pure loro una foto con Godzilla). Finiti questi scatti ho un’idea.. perché non facciamo fare alla nostra star l’attacco a Tokyo con visuale dalla Tokyo Tower? Promossa, ed eccoci a prendere l’ascensore con il biglietto per entrambi gli osservatori (uno posto più basso, l’altro più in alto) con camuffato in una sporta il nostro Godzilla, o come lo pronunciano in Japponia: Gojilla. Quando lo tiriamo fuori negli osservatori è il delirio, turiste americane, vecchini, studentesse, tutti ci guardano e ammirano l’idea, c’è chi è divertito, chi ci fa i complimenti, chi vuole una foto con la star. Praticamente finiamo per passare sulla Tokyo Tower tutto il pomeriggio, divertendoci come matti. Nel mentre guardiamo anche il paesaggio e già abbiamo tanti ricordi legati ai quartieri e ad alcuni edifici. La visita finisce in un cubo antiestetico posto sotto la Tokyo Tower adibito a centro commerciale turistico. L’unica mia gioia è che in tutta Tokyo non riesco a trovare una palla di neve, invece lì la trovo!
Usciti dalla Tokyo Tower, facciamo il conto dei soldi rimasti (pochi pochi) e propendiamo per comprare qualcosa da mangiare al Combini, ce la caviamo con birra e yakitori, ovvero spiedini fritti di pollo (buoni tra l’altro) spendendo un’inezia. Ci fermiamo a mangiare su delle panchine in un parchettino in mezzo ad incrocio tutto progettato come se fosse un pezzo di foresta in montagna, meraviglioso.
Poi percorriamo la strada e senza saperlo ci imbattiamo in un altro tempio, lo Zojo-Ji, con le statuite Jizo, una gigantesca campana, i foglietti e gli amuleti di legno. Ammiriamo la composizione Tempio - Tokyo Tower e ci dirigiamo verso una fermata di metro attraversando una zona nuova, passando una porta di legno, tombini disegnati manga, e qualche ristorantino uscito direttamente dai fumetti.
Rientro alla Ryokan, dove ahimè è giunto il momento di fare le valigie, ovvero radunare tutta l’entropia della stanza in un borsone. Cosa quasi impossibile, infatti tra acquisti miei (pochi) e regali (molti) decido di lasciare là tutti gli asciugamani, una borsa (si erano autodistrutte le cerniere) e una felpa sbiadita che si era già preparata al sacrificio. Non sapendo in che condizioni saremo l’indomani e se Satoshi sia già sveglio decidiamo di fare la foto di gruppo ora con Satoshi e il suo collega, così avremo immortalato per sempre lo stile panni sulla sedia, ovvero maglia rosa, pantaloncini militari e calzetto bianco. Nella suca (carta della metro) abbiamo pochi soldi e ci scoccia ricaricarla, poi il desiderio dell’ultima sera è tornare dove tutto è iniziato, ovvero all’Asahi Sky Room pub, e appena messo il piede fuori già scazziamo strada, praticamente senza saperlo finiamo nell’equivalente del Bronx, (effettivamente la zona si era un po’ tutta degredata, le scritte occidentali erano sparite, il numero di barboni aumentano, anche se la pulizia regnava comunque), ce lo giriamo un po’, troviamo anche dei giardini, e facendo jogging arriviamo alla sala vetrosa paesaggiosa giusto in tempo per il LATODA (last order, stavolta la cameriera vedendoci ce l’ha scritto in un foglietto per farcelo leggere). Ammiriamo per l’ultima volta lo splendido paesaggio, la malinconia è ai massimi livelli, la serata non riesce ad essere carica come al solito, siamo proprio pensierosi e tristi. Nemmeno usciti di lì fermarsi a mangiare ramen in un piccolo ristorantino ci rende più felici. In piena notte ripassiamo anche dalla zona dei tempi di Asakusa, ovvero Senso-Ji, la porta Kaminarimon con la lanterna che sembra davvero riportarti alle notti di assalti organizzati da ninja e il Nakamise-Dori, che a quest’ora si riassume con un’enorme serranda abbassata. Passeggiamo anche in tanti parchetti disposti per il lungo del fiume Sumida, dove i gatti si fanno i fatti loro. Qualche jappo fa jogging notturno, qualcuno esce col cagnolino. Nemmeno l’ultimo sakè del combini riesce a salvarci la serata, siamo proprio giù. Ultima birra Combini e futon, domani si torna a casa (purtroppo).

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